Già durante gli accurati controlli che avevano preceduto l'inizio dei lavori la situazione dell'edificio si era rivelata più critica del previsto: le lesioni apertesi negli archi della navata e delle cappelle laterali andavano allargandosi con grande rapidità. Per sostenere in sicurezza le arcate il progettista Giovanni Mozzoni, al quale è stata affidata anche la direzione dei lavori, ha quindi studiato una struttura in acciaio che non solo fosse in grado di sostenere in sicurezza le coperture ma potesse risultare anche di rapido montaggio, con l'obiettivo di completare nel più breve tempo possibile la stabilità dell'intero complesso. Va rilevato che la causa principale del suo dissesto è stata individuata nell'enorme peso delle sovrastrutture in cemento armato realizzate sulla volta negli anni Cinquanta: sovrastrutture ormai fatiscenti e profondamente lesionate che rappresentavano un grave pericolo per la stabilità dell'intera chiesa e sono state completamente rimosse.
Proprio durante le operazioni di demolizione - ha spiegato l'assessore Lorrai - si è scoperto che la cupola principale poggiava in modo estremamente precario su una muratura profondamente lesionata. Si è reso così necessario un immediato intervento di recupero statico, che ha scongiurato il pericolo di crolli. Ultimati i lavori di consolidamento dei muri portanti e della copertura, si è dato corso alle opere di completamento e di finitura che hanno permesso di portare avanti il restauro con la rapidità imposta dall'esigenza di riaprire al culto la chiesa in tempo per la grande festa che ricorda il viaggio di Sant'Efisio verso il luogo del suo martirio. Di questo risultato l'assessore Lorrai ha tenuto ad attribuire il merito non solo all'ingegner Mozzoni ma anche "all'applicazione, alla perizia ed alla dedizione delle maestranze, che si sono dimostrate particolarmente sensibili all'importanza che il lavoro intrapreso rivestiva e riveste per Cagliari e per l'intera Sardegna". (chartabianca 14:50)