«Dai dati a disposizione - riprendono dalla direzione - si disegnano situazioni che hanno dell'incredibile, con reparti che hanno un tasso di occupazione che, talvolta, sfiora il 40 per cento, all'interno dei quali operano un numero di infermieri che diventa sproporzionato per la poca presenza di pazienti. L'accorpamento invece - spiega ancora la direzione - consente una migliore gestione del personale, medico e infermieristico, oltre che una più vantaggiosa gestione economica dello stesso reparto. Un coordinamento che consente anche una adeguata organizzazione delle guardie interdipartimentali, dei riposi e delle ferie».
La scelta dell'accorpamento dei reparti affini viene spiegata così:«Agiamo sulla base dei flussi di occupazione del posto letto e, considerato il blocco attuale delle assunzioni, riuniamo reparti che difficilmente riuscirebbero a lavorare in maniera adeguata. Non è pertanto uno scadimento del servizio ma il modo per proseguire l'attività con un vantaggio "bilaterale" per i reparti. Non si possono perseguire scelte antieconomiche - spiegano - che comporterebbero costi tali da far poi rientrare la nostra regione tra quelle commissariate per le alte spese sanitarie. Questo dell'accorpamento quindi non è il preludio alla chiusura dei reparti o dell'ospedale ma il suo salvataggio». Strategie di razionalizzazione aziendale che non riguardano soltanto l'ospedale del Monte Acuto ma interesseranno a breve anche l'ospedale di Sassari e quello di Alghero. Nel nosocomio del capoluogo la riorganizzazione è in fase di studio avanzata: qui si prevede l'accorpamento dei due reparti della Chirurgia e dei due reparti di Ortopedia e Traumatologia. Per Alghero si stano studiando soluzioni che comporteranno l'accorpamento tra Medicina e Oncologia, Urologia con la Chirurgia.
«Si tratta di soluzioni fatte non certo "a capriccio" - puntualizzano dalla direzione aziendale - ma tenendo ben presenti i tassi di occupazione dei posti letto». Altre scelte poi interesseranno le Medicine che saranno razionalizzate una volta avviata la riorganizzazione dell'assistenza territoriale a partire dell'Adi per passare all'aumento dei posti letto nelle lungodegenze e nelle residenze sanitarie. «Stiamo vivendo un periodo di transizione - concludono i vertici aziendali - e le scelte hanno il razionale di evitare provvedimenti antieconomici, di riempire con personale reparti vuoti o che operano molto al di sotto dei limiti che prevedono la chiusura o un drastico ridimensionamento». (chartabianca 16:08)