Roma, 20 mag 2010 (CHB) - Anche la biodiversità della Sardegna è a rischio: alcune specie di animali e piante dell'Isola sono minacciate di estinzione, secondo il rapporto di Legambiente diffuso in questi giorni. Tra queste, una particolare varietà di Ribes che vegeta sulle alture del Supramonte. Unica nota positiva è il ritorno della foca monaca nel Mediterraneo (anche se in Sardegna di avvistamenti recenti non c'è traccia). Avanzano invece le specie "aliene".
Cinquanta miliardi di euro l'anno, a tanto ammontano i costi derivanti dal degrado degli ecosistemi secondo le stime Ue. Nel 2010, anno internazionale della biodiversità, è il momento di tirare le somme. Nel verificare se sono state adottate tutte le misure necessarie per fermare la perdita di specie viventi, Legambiente fa notare che la missione, nel suo complesso, è fallita. La biodiversità gode di pessima salute: secondo l'ultimo aggiornamento della Lista Rossa della IUCN (l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) un terzo delle forme viventi nei vari ecosistemi del nostro pianeta è a rischio di estinzione, mentre per il Millennium Ecosystem Assessment (un progetto lanciato dalle Nazioni Unite nel 2000 per valutare le conseguenze che i cambiamenti degli ecosistemi hanno apportato al benessere dell'umanità) circa i due terzi degli ecosistemi nel mondo sono in declino. "La crescita delle attività umane sta impoverendo la diversità delle specie a un tasso mille volte superiore a quello naturale" ha avvertito Ban Ki-Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Nel suo rapporto Biodiversità a rischio, Legambiente ha raccolto numeri, cause, scenari e prospettive per illustrare la gravità della situazione e spronare cittadini e istituzioni ad agire subito per mettere un freno al declino delle specie viventi. Per diffondere, anche, ciò che di buono è stato fatto per la conservazione della natura e la salvaguardia delle specie. Tra le poche buone notizie figurano il ritorno della foca monaca nelle acque italiane, dopo circa 60 anni, la ricomparsa delle api e la diminuzione della deforestazione. La perdita delle foreste, infatti, nel decennio 2000-2010 si è ridotta a 13 milioni di ettari l'anno rispetto ai 16 milioni di ettari perduti nel decennio precedente. Ma negli ultimi 10 anni è stata comunque persa una superficie forestale di oltre 50mila chilometri quadrati, un polmone verde pari a due volte la Sicilia. Deforestazione, inquinamento industriale, desertificazione, cambiamenti di uso del suolo, introduzione di specie aliene, distruzione e frammentazione dell'habitat, riscaldamento globale sono i principali fattori della perdita di biodiversità, con conseguenze devastanti non solo per le specie animali e vegetali, ma anche per noi stessi. Sempre più si tiene conto anche dei costi economici derivanti dal degrado degli ecosistemi e si calcola che la perdita complessiva di benessere sarà pari al 7% del PIL nel 2050. Una situazione che rischia di aggravarsi ulteriormente a causa dell'aumento previsto della popolazione mondiale, che potrebbe toccare gli 8 miliardi entro il 2030, dando luogo a carenze di cibo, di acqua e di energia.
Le cattive notizie arrivano da fonti diverse. La terza edizione del Global Biodiversity Outlook, il rapporto sulla biodiversità prodotto dalla Convention on Biological Diversity dell'ONU, appena pubblicato, conferma che "dopo aver esaminato più di 110 rapporti nazionali e numerose valutazioni scientifiche indipendenti, il mondo ha fallito gli obiettivi che si era dato, di ridurre significativamente il tasso di perdita di biodiversità entro il 2010". Secondo uno studio dell'Agenzia per la valutazione ambientale dei Paesi Bassi (Growing within Limits, Ottobre 2009), inoltre, continuando con lo stesso trend, entro il 2050 avremo una riduzione del tasso di biodiversità pari al 15%. Nonostante alcuni successi, nel territorio dell'Unione Europea la situazione ha continuato a deteriorarsi: solo il 17% degli habitat e delle specie più vulnerabili protetti dalla direttiva Habitat presentano uno stato di conservazione soddisfacente. Le praterie, le terre umide e gli habitat costieri e degli estuari sono quelli maggiormente a rischio, ma anche il tasso di perdita della biodiversità marina ha raggiunto livelli allarmanti. La Lista Rossa della IUCN indica che 17.291 (36%) su un totale di 47.677 specie studiate sono minacciate di estinzione: il 21% dei mammiferi, il 30% degli anfibi (i più a rischio tra le specie), il 12% degli uccelli, il 28% dei rettili, il 37% dei pesci di acqua dolce, il 70% delle piante, il 35% degli invertebrati. In Italia, una specie di mammifero, il Prolago sardo, e una specie vegetale, la Radula visiniaca, sono da considerarsi estinti o estinti allo stato selvaggio in natura, mentre nella categoria "gravemente minacciati" troviamo 9 specie di pesci, come l'anguilla europea, lo storione o il pesce angelo, 2 specie di rettili (la tartaruga liuto e la lucertola delle Eolie), 3 specie di molluschi, e 1 specie di insetti (la farfalla Polyommatus humedasae), di mammiferi (la foca monaca) e di uccelli (il chiurlottello) e 2 specie di funghi. Anche nel mondo vegetale si registra un altissimo rischio di estinzione per 15 specie, come l'Abete dei Nebrodi, la Zelkova sicula e il Ribes di Sardegna.
Secondo un recente sondaggio di Eurobarometro (aprile 2010), molti europei non comprendono cosa s'intenda per biodiversità e ritengono di non essere adeguatamente informati in materia. Eppure la biodiversità è una risorsa fondamentale per l'uomo: ci fornisce cibo, materie prime e persino medicinali, influenzando la nostra vita quotidiana in molti altri modi, anche meno evidenti. La vegetazione, ad esempio, oltre ad essere la più grande fonte di ossigeno per il pianeta, riduce l'erosione del suolo, impedendo smottamenti e prevenendo catastrofi naturali, come le inondazioni. Inoltre, la biodiversità è una ricchezza economica anche per la sua fruizione. Basti pensare al boom del turismo ecologico e alle 100 milioni di presenze negli esercizi ufficiali delle aree protette solo nel nostro Paese.
"Per tutelare questo bene indispensabile - dichiara Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente - è fondamentale il contributo che le diverse politiche, locali e nazionali, possono dare nell'implementare processi di sviluppo finalizzati non solo alla conservazione e alla salvaguardia della biodiversità ma anche alla promozione di un uso sostenibile delle risorse dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Malgrado gli obiettivi del 2010 non siano stati raggiunti, negli ultimi anni sono state comunque intraprese azioni a favore della biodiversità. L'impegno di Legambiente, tradotto in progetti, campagne e iniziative specifiche per la conservazione della natura, ha contribuito a salvare dall'estinzione alcune specie, dall'orso bruno marsicano al lupo, la cui presenza nel territorio appenninico è di assoluta rilevanza nazionale e comunitaria. Legambiente ha, inoltre, messo in atto una serie di misure per la salvaguardia delle tartarughe marine, della lontra, del grifone, del cervo, della zelkova sicula, delle farfalle e di molte altre specie animali e vegetali". "Il nostro auspicio - continua Nicoletti - è che la Conferenza Nazionale per la Biodiversità, che si terrà a Roma dal 20 al 22 maggio, rappresenti l'avvio di un lavoro concreto del Ministero dell'Ambiente e degli altri soggetti interessati, come le Regioni, le aree protette, gli enti di ricerca e le associazioni, per giungere alla definizione di una strategia nazionale per la Biodiversità in maniera condivisa e realmente partecipata. Sarebbe, questo, il miglior contributo del nostro Paese all'Anno Internazionale della Biodiversità". (chartabianca, 11:09)