Martedì 16 dicembre 2025 - 15:32

FORUM PA 2010, IL NOBEL AMARTYA SEN: LA CRISI ECONOMICA DURERA'

Roma, 20 mag 2010 (CHB) - «La grande crisi economica non accenna ad acquietarsi. Tuttavia noi non dobbiamo dimenticare che abbiamo anche molti altri problemi da considerare e da affrontare: la minaccia ambientale, sempre più seria; la persistenza del terrorismo; la violenza globale. Problemi che possono renderci pessimisti riguardo al ritorno della quiete e della pace di ieri». Il premio Nobel Amartya Sen, economista indiano che ha rivoluzionato le teorie del welfare, inizia la sua lectio magistralis a Forum Pa, nell'ambito del convegno "Etica, democrazia e pubblica amministrazione: il ruolo del capitale umano", citando una canzone dei Beatles. Yesterday: «un brano che lamenta i problemi contemporanei comparati alla vita del passato, più semplice». Il passato, tuttavia, è una stagione da lasciarsi alle spalle, per concentrarsi sul presente: «In mezzo a tutti i problemi che abbiamo, i fattori di squilibrio economico - nel mondo e all'interno dei singoli paesi - non sembrano migliorare, ma, piuttosto, andare peggio».

L'economista guarda anche al futuro: « ‘La crisi, e poi?' Il fatto è che questo poi - che è quello che ci aspetta - non è un problema legato al solo fatto di prevedere ciò che avverrà, ma è anche una questione legata ai nostri stessi sforzi e alla loro efficacia nel porre rimedio alla crisi. In questo contesto gli amministratori pubblici hanno un ruolo estremamente importante nell'identificare con chiarezza i problemi che abbiamo davanti, nel proporre rimedi e nell'aiutare a risolvere i problemi attraverso un'azione intelligente e informata».

LA CRISI: ORIGINI E FORZE IMPLICITE
«La crisi ha avuto un'origine globale ma è partita in maniera più forte e più evidente negli Stati Uniti. Perché è successo? Le cause sono senza dubbio molto diverse, sarebbe stupido ridurle ad un'unica causa. Quel che è certo è che il management economico basato sul tentativo semplicistico di comprendere cosa il mercato realizza o non realizza, ha giocato un ruolo decisivo nel rendere la crisi possibile. Ma che dire delle forze implicite?» Per capire l'origine della crisi, Sen cita la teoria di Adam Smith: «Alcuni potrebbero rimanere sorpresi perché innanzitutto Smith ha scritto molti anni fa, alla fine del Settecento, e poi perché è spesso considerato un grande ammiratore dell'economia di mercato, considerazione basata più che altro su un difetto di interpretazione delle sue teorie (...)Smith ha discusso nei dettagli in che modo un'economia può dover affrontare problemi seri a causa di persone che si assumono irresponsabilmente rischi troppo elevati nella ricerca eccessiva di profitti». Tale fenomeno, secondo l'economista indiano, si è accentuato negli ultimi anni:«La necessità di supervisione e regolamentazione di recente è diventata molto più forte. E il ruolo di supervisione del governo negli Stati Uniti in particolare è stato bruscamente limitato a causa della crescente fiducia nella natura auto-regolatoria dell'economia di mercato».

LA CRISI: BILANCIARE LE FORZE È LA SOLUZIONE
Sen riporta un concetto di Adam Smith per spiegare una possibile soluzione alla crisi economica: «Smith voleva servizi pubblici e non solo mercato e aveva spiegato nelle sue teorie perché l'avere una pluralità di istituzioni sia importante. Quello di cui noi abbiamo soprattutto bisogno oggi è comprendere la situazione in maniera minuziosa per creare una società multi istituzionale, genuinamente dinamica.(...) Dobbiamo lavorare per ottenere una combinazione bilanciata tra stato e mercato, riesaminando le vecchie attitudini, inclusa la tendenza a soffermarsi sul lato economico e sul costo delle spese statali piuttosto che sui benefici che queste comportano». Come uscire dalla crisi? «Prima di tutto - dice Sen - dobbiamo trovare un equilibrio tra i problemi creati dal deficit statale e i problemi che nascerebbero da un improvviso decremento della spesa pubblica. Poi bisogna considerare che il deficit statale pesa molto di più su un'economia in declino o stagnante rispetto ad una economia in crescita, che genera risorse costantemente». Di conseguenza « Quando un consistente e severo taglio della spesa pubblica può frenare la crescita di un Paese, queste politiche di frugalità economica risultano controproducenti: lo Stato deve essere in grado di continuare a fornire i servizi pubblici necessari».

LA SITUAZIONE CONTINGENTE: IL CASO GRECIA
Sen affronta la situazione della Grecia, un paese in grave difficoltà economica: «La causa della crisi che sta investendo la Grecia è sicuramente rintracciabile negli errori che sono stati commessi nel realizzare alcune politiche economiche nel corso degli anni - dice - ma la crisi è stata sostanzialmente generata dal collasso della fiducia finanziaria nell'economia greca. E questo può generare un circolo vizioso: l'incertezza ha determinato un stretta del credito che ha portato le più importanti agenzie di rating a declassare i titoli di stato rendendo la situazione ancora più negativa. (...) Il fatto che i paesi finanziariamente più forti - quelli che avrebbero potuto aiutare la Grecia e in definitiva l'hanno fatto - avessero definito necessaria la sofferenza della Grecia hanno fatto precipitare la situazione, rendendo la manovra di salvataggio molto più esosa». E aggiunge: «Gli stati hanno dovuto varare un pacchetto più consistente del dovuto a causa dei ritardi nella decisione e della conseguente ulteriore diminuzione della fiducia nell'economia greca mentre al paese in difficoltà veniva data una severa lezione di economia. Ora la Grecia deve farcela con un debito ancora più oneroso».

UN NUOVO CAPITALISMO?
«In questi giorni si dice spesso che abbiamo bisogno di un nuovo capitalismo. Ma è questa la prospettiva giusta con quale guardare i nostri problemi attuali?» si domanda Sen «Se il sistema economico attuale va riformato, cosa lo renderebbe un nuovo capitalismo piuttosto che qualcos'altro? Quali sono i fattori che rendono un sistema indubbiamente capitalista, nuovo o vecchio che sia?».  «La stimabile performance dei presunti sistemi capitalisti in questo momento in cui le cose si evolvono velocemente , attinge ad una combinazione di istituzioni che sono andate molto oltre il fare affidamento solo su un'economia di mercato portata a massimizzare i profitti e su un diritto personale limitato alla proprietà privata» ha detto l'economista. «L'economia di mercato di successo ha bisogno di una varietà di valori, inclusa la mutualità». (chartabianca, 16:18)