Roma, 31 mag 2010 (CHB) - Si chiama archeomafia e il termine non ha bisogno di tante spiegazioni. L'assalto continuo ai tesori italiani, per mano di mafiosi, trafficanti, collezionisti e tombaroli in Italia cresce ogni giorno. Secondo i dati del rapporto sui crimini ambientali Ecomafia 2010 che Legambiente e i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale hanno presentato nei giorni scorsi a Firenze, sono stati 882 i furti di opere d'arte effettuati, 13.219 gli oggetti trafugati, 1.220 le persone indagate, 45 gli arresti; ma anche 19.043 beni culturali illecitamente sottratti recuperati, insieme a 14.596 reperti paleontologici e 55.586 archeologici. La Sardegna, almeno su questo frangente, risulta essere tra le regioni italiane tra le meno colpite dal fenomeno: solo 5 i furti registrati nel 2009 nella banca dati del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio culturale. In cima alla classifica invece Lazio, Toscana e Lombardia.
"Ogni anno scompaiono da musei, chiese, collezioni private o di enti pubblici migliaia di oggetti: dalle armi artistiche ai quadri, dalle monete agli orologi, dagli oggetti chiesastici ai reperti archeologici - ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. Decine di migliaia di reperti vengono sottratti al nostro patrimonio archeologico, in siti troppo spesso incustoditi e magari poco valorizzati: un patrimonio di storia e memoria collettiva alla mercé dei cosiddetti tombaroli e/o della criminalità organizzata. Eppure, la cura e la tutela dei nostri beni artistici, storici e archeologici è fondamentale per la salvaguardia della nostra identità nazionale, ed è per questo che, insieme ai Carabinieri Tutela patrimonio culturale, vogliamo accendere i riflettori su questo fenomeno grave ma relativamente noto".
"Il Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale da quarant'anni si occupa della salvaguardia del patrimonio culturale nazionale attraverso la prevenzione e la repressione delle violazioni alla legislazione di tutela dei beni culturali e paesaggistici con strumenti informatici e investigativi d'avanguardia - ha dichiarato il Generale Giovanni Nistri -. Il sistema dal quale si ricava denaro dalle ruberie di opere rubate è piuttosto articolato anche in relazione alla tipologia del bene sottratto e al valore artistico. I flussi del traffico illecito sono diversificati e molto spesso conducono all'estero, in un contesto nel quale il mercato clandestino assume con sempre maggiore frequenza il carattere della transnazionalità. I pezzi rari e di alto valore, facilmente identificabili, una volta rubati vengono allontanati o nascosti, a volte per anni. Se i ladri non trovano acquirenti diretti (collezionisti privati), si rivolgono al mercato dei "professionisti" legati ad un circuito di distribuzione su scala internazionale, che provvedono anche alla falsificazione dei documenti".
Capita sempre più spesso, infatti, di scoprire boss mafiosi con il pallino di fare incetta di opere d'arte. Stanze, soffitte, garage, caveau, riempiti di preziosità d'ogni tipo, bottino di traffici illeciti, di furti, o di operazioni di riciclaggio di capitali. Tra le indagini più eclatanti del 2009, segnaliamo quella della Direzione investigativa antimafia che ha sequestrato al boss italo-canadese Beniamino Zappia, in carcere dal 2007, oltre 345 dipinti di immenso valore tra tele di Guttuso, De Chirico, Dalì, Sironi, Morandi, Campigli, de Pisis, Boldini, Guidi e poi orologi antichi, pietre preziose, vasi, statue, bronzi e oggetti di antiquariato. Un immenso tesoro accumulato negli anni da colui il quale i magistrati definiscono il referente in Italia della famiglia mafiosa dei Bonanno di New York e a quelle dei Cuntrera, Caruana e dei Triassi. (chartabianca, 10:04)