- Il latte ovino sardo è speciale e la pecora è l'animale al centro dell'economia agropastorale della Sardegna. Un assunto che vale oggi ma che era già noto nel Settecento. Lo testimonia un testo di Giuseppe Cossu, giudice della Reale Udienza, che nel 1787 scrisse appositamente il "Discorso georgico indicante i considerevoli vantaggi che si possono ricavare dalle pecore sarde tanto per le qualità delle lane, come per il latte qualor si usino le diligenze che si propongono": il notiziario Chartabianca lo ha visionato ed è ora consultabile anche su
Sardoa, la prima biblioteca digitale sulla storia delle scienze della Sardegna dell'Università di Cagliari. Presto il libro sarà esplorabile anche con la funzione di ricerca per parola.
DALLA LANA AL BURRO. La pecora - scriveva Cossu - è "considerata da’ Romani fralle greggie la più importante, ed essenziale d’ogni altra: giudizio il più giusto, poiché in moltiplicata specie provvede alimento, e comodi all’uomo. La carne, il sangue, il latte, il cacio, e il burro ci alimentano; la lana ci dà agiato riposo, ci veste, e provvede di diversi arnesi di comodo, di necessità, e di lusso; la pelle ci cuopre, e difende dalle inclemenze delle stagioni, e serve insieme a conservar le memorie le più preziose”.
Il giureconsulto spiega in modo approfondito la mungitura, dedica un capitolo al burro e al pecorino, si sofferma sulle malattie e come curarle con rimedi naturali, nonchè sul letame come fonte di reddito: "anche dagli escrementi della pecora ne ritrae profitto il pastore, servendosene alcuni per ingrasso delle terre, che è preferibile al cavallino, e bovino. Altri poi più diligenti ne estraggono i sali...".
IL LIBRO. L'opera è consultabile ai seguenti link su Sardoa, cliccando sul titolo o sull'immagine del frontespizio:
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