La missione, avviata su sollecitazione della Brigata Sassari, che ha trovato interlocutore sensibile nel presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, sarà realizzata operativamente dal Water Supply Department (WSD, ente pubblico gestore della rete di distribuzione idrica locale) con la supervisione delle autorità militari italiane (Provincial Reconstruction Team -PRT di Herat- CIMIC-Center). Durante la permanenza ad Herat la delegazione sarda incontrerà le varie autorità locali: sindaco, governatore, autorità dell'acqua. Proprio con il Water Supply Department e il Cimic Center di Herat, l'Enas firmerà un accordo tecnico per la realizzazione degli interventi.
Gli aiuti non avranno carattere assistenziale: l'Enas donerà le strutture, ma sarà poi compito delle comunità locali gestirle, sotto la supervisione tecnica dell'ente stesso e della struttura di cooperazione civile -militare (PRT). Durante la permanenza in Afghanistan i tecnici dell'Enas alloggeranno nelle strutture dell'Esercito. Gli spostamenti, circoscritti all'area di Herat, avverranno via terra ed eventualmente anche per via aerea, con i mezzi e sotto scorta delle stesse autorità militari.
Non è la prima volta che l'Enas è impegnato in progetti di cooperazione internazionale: questo tipo di attività, prevista dallo stesso Statuto dell'ente, affonda le sue radici nella missione svolta in Kosovo in Bosnia tra il 1999 e il 2008, quando venne donato un impianto di potabilizzazione, e in Kosovo nel 2000, per la realizzazione di due impianti di potabilizzazione. (chartabianca, 16:56)