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Venerdì 02 maggio 2025 - 01:28

EDITORIA: "IL TEMPO", L'EDITORIALE D'INSEDIAMENTO DI MARIO SECHI 

Roma, 9 feb 2010 (CHB) - Da ieri Mario Sechi è il direttore responsabile de Il Tempo. Subentra a Roberto Arditti. Ecco l'editoriale d'insediamento del giornalista di Cabras pubblicato oggi sul quotidiano romano.

Prima di cominciare questa mia avventura a Il Tempo ho ripreso in mano un libro di Giampaolo Pansa, «Carte False». Lo acquistai nel 1987, poco prima della maturità. Ero un ragazzino che sognava di fare il giornalista e quelle pagine contribuirono in maniera decisiva a indicarmi la strada futura, il mio lavoro. Allora non potevo immaginare di diventare collega di un mostro sacro come Pansa, né poteva passarmi per l'anticamera del cervello l'idea di dirigere un giornale. Ventitrè anni dopo eccomi qua a scrivere il mio primo editoriale per un giornale carico di storia come Il Tempo.

Guidare un quotidiano... per fare cosa? Credo che la risposta più sincera sia quella più semplice, già chiara in quelle pagine ingiallite ma sempre vive: fare buon giornalismo, «serio, onesto, coraggioso, rispettoso dei lettori». È questo il mio programma di lavoro da direttore de Il Tempo, non altro. Questa testata è nel cuore di Roma (in tutti i sensi) e in quello dei suoi lettori fedeli. Ora puntiamo a conquistare la fiducia e l'affetto dei nuovi che verranno. I fatti da raccontare non mancano. Roma è l'unica vera metropoli italiana, centro di tutte le decisioni che contano, città che conserva attrazione e respiro internazionale. Lasciate perdere i luoghi comuni che si sono sparsi a piene mani in questi anni: senza la Capitale, l'Italia sarebbe un Paese dannatamente più piccolo e provinciale.

Senza i suoi tesori, la sua arte, la sua cultura, la nostra storia sarebbe ridotta a ben poca cosa. Partiamo da qui, non abbiamo bisogno di inventarci una nuova strada da seguire, perché Il Tempo rappresenta un mix ideale di identità e territorio. L'identità di un giornale moderato ma non conformista, vicino alle idee della maggioranza silenziosa di italiani che non ci sta a farsi sopraffare dalle minoranze rumorose che affollano le piazze ma non riempiono le urne.

L'identità di un quotidiano che sta fisicamente accanto al Palazzo ma non è del Palazzo: lo racconta, lo osserva, lo critica quando sbaglia e lo loda quando fa bene. È il compito di qualsiasi buon giornale che voglia farsi rispettare e abbia a cuore i suoi lettori, vero patrimonio di ogni testata. Il territorio è quello immenso della Capitale, delle province del Lazio, dell'Abruzzo e del Molise, popolato di gente che lavora e contribuisce in maniera importante all'economia nazionale. Si sono scritti saggi voluminosi sul Nord che produce, forse bisognerebbe aggiornare la biblioteca ricordando che nella produzione di valore aggiunto il Lazio è secondo solo alla Lombardia e che la crisi ha colpito la regione in misura minore rispetto al resto d'Italia. Non ci sembra il quadro di una società immobile, intenta a consumare le risorse create da altri.

Una delle missioni de Il Tempo, sarà proprio quella di demolire l'immagine di una Capitale e del suo territorio che non corrispondono alla realtà. Roma ha solo un grande bisogno di raccogliere le sfide che offre la contemporaneità. Sfide che richiedono risposte, progetti, decisioni, rapidità. La Capitale presto dovrà affrontarne due e saranno decisive: la candidatura per le Olimpiadi e i progetti legati al Gran Premio di Formula Uno. Qualcuno penserà che con il giavellotto e gli alettoni non si spicca il volo nella competizione internazionale. Povero ingenuo. In realtà è su questi due punti dell'agenda che Roma si gioca parte del suo futuro, della sua capacità di attrarre idee, investimenti, lavoro.

Il Gran Premio all'Eur sembra avere tutte le carte in regola per diventare un perfetto circuito cittadino, affascinante quanto quello di Montecarlo. E se Monza strilla, pazienza. Forse in Lombardia hanno dimenticato che fino a pochi anni fa le auto sfrecciavano anche sull'asfalto di Imola? Perché farsi venire il travaso di bile per la bandiera a scacchi che sventola all'Eur? Vogliamo sentir rombare i motori. E vedere Roma tornare ai fasti degli anni Sessanta, quando i giochi olimpici consegnarono ai cittadini una città più bella e moderna. L'organizzazione fu perfetta, la televisione per la prima volta programmò massicciamente la manifestazione con 106 ore di trasmissione. Abebe Bikila vinse la sua prima maratona a piedi nudi, un uomo solo al comando per le vie della Città Eterna.

Entro il 5 marzo il Comune di Roma presenterà il piano per agganciare il treno dei giochi olimpici. È in competizione con Venezia, candidatura che appare in acqua alta. Non vorremmo che la «retorica del Nord» mandi a carte quarantotto le aspirazioni dell'unica città che può competere a livello internazionale. Il Comitato Olimpico è popolato da vecchi volponi e per questo Roma ha bisogno del sostegno pieno e totale di tutte le istituzioni, non di lotte fratricide. Presentarsi divisi alla meta potrebbe aggiungere oltre al danno, anche il sapore amaro della beffa. E Il Tempo non starà a guardare. (chartabianca 09:35)

Mario Sechi